FRANCESCO ZAVATTARO ARDIZZI
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A proposito di scultura

Aforismi, articoli e curiosità

Pietà Rondanini, l'ultimo gesto di Michelangelo

4/18/2020

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Pietà Rondanini, Castello Sforzesco, Milano.
​Questa scultura di Michelangelo resta, per me, una delle più misteriose opere del Maestro.
​La parte inferiore è praticamente finita, mentre quella superiore è appena abbozzata.
Il braccio destro del Cristo è finito sul lato anteriore, ma ancora improgionato nel marmo sul retro (così come era solito scolpire Michelangelo).
Tuttavia, la parte superiore del braccio è chiaramente disallineata dal busto. Inoltre, la porzione superiore del gruppo appare chiaramente sproporzionata rispetto alla parte inferiore, caratterizzata dalle lunghe gambe del Cristo.

Quest'opera è nota per essere l'ultimo lavoro su cui si è applicato Michelangelo, che vi lavorò fino a pochi giorni dalla morte (morì a 89 anni, un'età eccezionale per quei tempi).
​Michelangelo stava cercando di realizzare, già da alcuni anni, un'opera da far collocare sulla sua tomba.
​
​La mia personale opinione è che il gruppo sia stato "completato" da qualche zelante artista, od interessato mercante, ne tentativo di accrescere il valore dell'opera, già rotta.
Forse la ruppe lo stesso Michelangelo, insoddisfatto del lavoro per via di qualche difetto. O forse la ruppe quando si rese conto che non avrebbe completato l'opera in tempo, prima di morire.
Pietà Rondanini.
Castello Sforzesco, Milan (Italy).

This sculpture by Michelangelo Buonarroti is, to me, one of the most misteryous works of The Master.
The lower part of the marble block is almost finished, while the upper part is roughly unfinished.
The right arm of the Christ is finished on the front-side, and totally unworked on the back (in coherence with Michelangelo's working-way). However, the upper part of the arm is clearly unaligned to the bust.
Furthermore, the proportions of the upper part of the block are clearly wrong, if comparated with the length of the legs of the Christ.

This sculpture is recognized as the very last work of Michelangelo, who was attempting to make a sculpture for his own tomb.
Hystorians says that Michelangelo worked on this piece until the last days of his long life (he died 89 old, an exceptional age in those times).
My personal opinion is that some zelant artist (or interested merchant) tempted to finish this piece, in order to give more value to the statue.
Perhaps the sculpture has been broken by Michelangelo himself, unsatisfied of some defect of the work, or simply conscious of the impossibility to finish the work in time.

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Medardo Rosso, l'Impressionismo in scultura

3/13/2019

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'Come la pittura, anche la scultura ha la possibilità di vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per via di sbattimenti d'ombre e di luci, più o meno violenti, d'imprigionarsi misteriosamente in colori caldi e freddi - quantunque la materia ne sia monocroma.'

Medardo Rosso

Medardo Rosso (1858-1928) fu il principale esponente dell'impressionismo in scultura. Nato a Torino, visse e lavorò a Parigi, dove venne a contatto con il movimento impressionista.
Influenze dell'Impressionismo in scultura si trovano anche nelle opere di Degas, Renoir, Rodin e Bourdelle. Nessuno di questi fu però in grado di sviluppare una propria declinazione della corrente impressionista come Medardo Rosso.

Sua peculiarità, l'uso di cera applicata su sagome in gesso per rendere un effetto vibrante, morbido e dai contorni indefiniti. Questa tecnica risultò particolarmente efficace nella resa dei contrasti tra luci ed ombre, opacità e trasparenza. Il materiale ideale per un artista impressionista.
Tuttavia, la cera è un materiale instabile, facilmente deteriorabile nel tempo. Molto contemporaneo, in tal senso (alla Biennale di Venezia l'artista Roberto Cuoghi ha esposto delle sculture in materiale organico, simile ad un impasto per il pane, volutamente degradabili), ma forse non il massimo per un collezionista attento anche alla conservazione dell'opera nel tempo.
Per questa ragione le opere di Medardo Rosso in "cera su gesso" sono oggi conservate in teche di cristallo.
Per Medardo Rosso, probabilmente questa tecnica presentava anche un vantaggio economico, dal momento che gli consentiva di realizzare "in proprio" repliche delle sue opere a basso costo, senza dover incorrere nei costi di fonderia.

Una magnifica collezione di sue opere è conservata presso la GAM di Milano. Tra i suoi soggetti preferiti, i volti dei bambini.
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Per un pelo, tutto da capo...

3/3/2018

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Gian Lorenzo Bernini | Scipione Borghese, 1632. Prima versione.
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Dettaglio della crepa sulla fronte
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Dettaglio del tassello inserito da Bernini sul retro della berretta.
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Dettaglio del sesto bottone della mozzetta (prima versione)
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Scipione Borghese, seconda versione.
Una crepa sulla fronte. Passante, marcata e vistosa, Persino il soggetto ritratto sembra stupito dalla fessura comparsa così impunemente sulla sua fronte.

Bernini aveva ricevuto nel 1632 l'incarico di ritrarre in un busto il cardinale Scipione Borghese, già suo committente per il David, il Ratto di Proserpina ed Apollo e Dafne. Forse il suo committente più importante.
Possiamo solo immaginare lo stato d'animo del Bernini, ai tempi già affermato scultore di trentaquattro anni, alla comparsa della crepa sulla fronte del capolavoro, ormai ultimato e pronto per essere consegnato.
Eppure Bernini doveva essersi reso conto già da tempo della presenza di una insidiosa venatura nel blocco di marmo, visto che aveva provveduto ad infilarvi in posizione defilata due perni metallici, mascherati da dei tasselli di marmo. Evidentemente Bernini, che non era un perfezionista, aveva ritenuto di poter risolvere il problema del "pelo" presente nel blocco di marmo con i due perni.
Ed infatti il ritratto di Scipione Borghese è perfettamente rifinito, sia come dettagli (eccezionale il sesto bottone della mozzetta infilato solo per metà nell'asola), che per finitura delle superfici (lucide ed opache a seconda degli effetti desiderati).

Eppure, nonostante i due perni metallici, la crepa era comunque avanzata, fino a giungere sulla fronte del cardinale.
Fessure del genere non sono nuove a chi lavora il marmo. In gergo sono detti "peli di cava". Essenzialmente sono delle faglie di transizione della materia, più o meno evidenti anche per colorazione, in cui si concentrano stati tensionali, e quindi più propense ad evolvere in vere e proprie crepe man mano che lavorando si rimuove parte del marmo dal blocco. Anche a lavoro ultimato i cicli termici  caldo/freddo possono far evolvere i "peli" in vere e proprie crepe.

E' noto come Michelangelo passasse intere settimane nelle cave per scegliere personalmente i blocchi di cava da scolpire. Bernini invece era meno scrupoloso, forse anche un po' presuntuoso. Era consapevole delle proprie incredibili capacità tecniche ed artistiche, e riteneva di poter ricavare capolavori anche da blocchi di marmo di seconda scelta (fatto non secondario, più economici).
Però la crepa sulla fronte del cardinale doveva esser parsa anche a lui  un po' troppo difficile da far accettare al proprio mecenate.

Si narra che Bernini ordinò in gran segreto un secondo blocco di marmo (invero non molto migliore del precedente), e che scolpì ex-novo il ritratto in sole quindici notti.
La seconda versione del ritratto è pressoché identica alla prima.
Del resto, se per eseguire la prima versione possiamo supporre che Bernini abbia fatto posare il soggetto ritratto, per la seconda, fatta in segreto, Bernini avrà impiegato verosimilmente come modello il ritratto della prima versione.
Tuttavia, ad uno sguardo molto attento si possono rilevare segni di strumenti impiegati per velocizzare il lavoro di finitura (come l'impiego di abrasivi sull'incarnato del volto, al posto della raspa), ed una minor cura nei dettagli (gli occhi in particolar modo sono un po' meno espressivi). Del resto, rifare da capo un capolavoro ormai finito nei minimi dettagli non sarà stato né piacevole né stimolante.

Gli storici narrano che Scipione Borghese si adirò molto con Bernini per l'incidente. Però poi di fatto tenne anche la prima versione del busto. Entrambi sono ancor oggi ammirabili in Galleria Borghese, a Roma.

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David contro David

2/24/2018

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Il David di Donatello (Museo Nazionale del Bargello, Firenze)
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Il David di Michelangelo (Gallerie dell'Accademia, Firenze)
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Il David del Bernini (Galleria Borghese, Roma)
In questo post vi propongo un confronto tra le tre più note raffigurazioni scultoree del David.
In ordine di comparsa: il David di Donatello, quello di Michelangelo, ed infine quello del Bernini.

Il David di Donatello è una statua in bronzo alta circa 1 metro e mezzo, in scala di poco inferiore al vero. Data di realizzazione e committenza sono incerti, Risalirebbe alla metà del ‘400, e si sa che appartenne ai Medici. Date le ridotte dimensioni, pare comunque ragionevole supporre sia stata concepita per una esposizione domestica, non in pubblica piazza.
Donatello rappresenta David come un ragazzino efebico, caratterizzato da fianchi stretti e pochi muscoli, il dorso quasi femminile. È nudo, ma indossa un buffo cappello a forma di scolapiatti con motivi agresti, e dei calzari.
David è raffigurato vittorioso, il duello con Golia si è già compiuto.
Tiene nella destra la spada con cui ha appena reciso la testa del gigante, dopo averlo stordito con un colpo di frombola.
Il pugno sinistro è posato con civetteria sul fianco, e serra il fatidico sasso. Il peso è poggiato sulla gamba destra. Il piede sinistro è posato sulla testa mozzata di Golia, come farebbe un cacciatore in posa con una fiera abbattuta. David ha un’espressione soddisfatta, sembra quasi ammiccare: è conscio dell’impresa compiuta, e sembra volerci dire “Avete visto? Grande e grosso, ma l'ho sconfitto!”.

Il David di Michelangelo, realizzato una sessantina d’anni dopo, è per certi versi l’opposto.
La statua è monumentale (più di quattro metri d’altezza, oltre al piedistallo). E' stata realizzata da un unico blocco di marmo fornito dal committente (la Fabbrica del duomo), destinata sin dal principio ad un’esposizione al pubblico.
Il David è rappresentato prima che si compia il duello.
David osserva dalla distanza il proprio avversario, lo studia. Nella mano destra tiene celata una pietra. Nella sinistra una frombola, risvoltata sulla spalla.
È un giovane forte, robusto, virile. Non è più un ragazzino.
Usa la testa, prima ancora del fisico, e l'osservatore sa che avrà successo.

Ultimo in ordine cronologico, Bernini sceglie di differenziarsi dai due maestri che lo avevano preceduto.
Il David del Bernini fu realizzato nel 1624 su commissione del suo mecenate, il cardinale Scipione Borghese, per essere inserito nella collezione privata collocata nel palazzo di Villa Borghese (ed è ancora lì).
Bernini aveva 26 anni, la stessa età alla quale Michelangelo iniziò il David. Pare che il rapporto di Bernini con Michelangelo fosse caratterizzato da stima e competizione (virtuale). Bernini voleva superare tutti, e sapeva del resto di avere capacità fuori dal comune.
Bernini sceglie di portare alla difficoltà estrema la rappresentazione del David. Il David del Bernini non viene rappresentato nè prima, nè dopo il duello. Il David è raffigurato durante il duello, nell’esatto istante in cui, in una posa dinamica pietrificata, sta tendendo all'indietro la frombola per iniziare il movimento rotatorio con cui a breve proietterà l'acuminato sasso diritto sulla fronte del gigante Golia.
Anche in questo caso, come in Michelangelo, il David è un ragazzo robusto e maturo, e non un giovinetto. La frombola è tenuta con la destra, nella mano sinistra tiene un ciottolo spigoloso. Il corpo è avvitato su se stesso, è una molla colta nella fase di carica. David sta raccogliendo ogni energia per scagliare la breccola con la massima potenza possibile. Le labbra sono serrate, l’arco sopraccigliare inarcato, le narici allargate. Pare quasi di sentire un soffio d'aria uscire dalle sue narici. Tutti i muscoli sono tesi, persino le dita dei piedi sono contratte e si aggrappano al terreno, come un tuffatore pronto a lanciarsi da una piattaforma.

I tre David, messi a confronto, offrono una percettibile lettura del periodo storico ed artistico in cui sono stati realizzati: umanesimo, rinascimento, e barocco.
Semplificando molto, anche per non far diventare questo post troppo lungo: la capacità dell’uomo di determinare il proprio destino (Donatello); il primato dell'intelletto (Michelangelo); ed infine la ricerca della meraviglia (Bernini).
L’arte è testimonianza del proprio tempo.
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Il David di Michelangelo, o lo Hobbit?

2/18/2018

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Riconosciuto capolavoro universale, il David presenta alcune caratteristiche curiose.

La scultura, oggi collocata nella Galleria dell'Accademia, a prima vista colpisce per l'armonia della composizione.
Il David è nudo, colto mentre studia da distanza di sicurezza il proprio avversario. Con la mano sinistra tiene la frombola, appoggiata con nonchalance sulla spalla, quasi fosse una sciarpina. Nella destra cela una pietra compatta.
I muscoli sono ben definiti, ma rilassati, La superficie del marmo è estremamente curata, levigata o lasciata ruvida a seconda dei casi per esaltare luci ed ombre.
La statua è alta, molto alta: 405 cm, più il basamento.

Ad uno sguardo più ravvicinato, si resta colpiti dalla perfezione dei particolari anatomici (la bocca,  le mani,  gli occhi, le orecchie, la vena sul collo...).
Però, ad osservarlo da vicino, le proporzioni non tornano.
A guardarlo bene, il David appare un po' "tappo", quasi uno Hobbit.
Testa e mani in particolare sono più grosse di quanto ci si aspetterebbe. Il pene, in compenso, è piccolo.
Sul tema, c'è chi sostiene sia stata una scelta precisa dell'artista.
Non tanto per ragioni prospettiche (varrebbe per la testa, ma non per le mani), quanto ideali.
La testa e le mani rappresenterebbero la volontà e la capacità di realizzare grandi imprese, ed il sesso rimanderebbe invece alla parte istintiva e passionale dell'uomo.
Quindi, la ragione e la capacità che prevalgono sull'istinto e la passione.
Beh, poi occorre considerare che l'opera è nata come una commissione sacra, da mettere su un contrafforte della cupola del duomo.
Di fatto, però, non vi arrivò mai.
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L'enorme statua (la prima di genere monumentale per i tempi) assunse da subito, ancor prima di essere terminata, un significato politico per la giovane repubblica fiorentina (correva l'anno 1501).
Volto verso sud, posto davanti all'ingresso di Palazzo Vecchio (sede del governo della città), il giovane David, coraggioso, forte e nelle grazie del Signore, prossimo a sconfiggere il gigante Golia, rappresentava perfettamente la repubblica fiorentina.
Il successo conclamato della statua (che pare fece ingelosire non poco altri artisti contemporanei, in primis Leonardo Da Vinci), aveva indubbiamente una ragione di carattere estetico, ma di sicuro vi contribuì non poco la chiave di lettura politica.
Eppure, la commissione era per una statua di genere religioso, da posizionare su uno dei contrafforti della cupola del duomo.
ll blocco di marmo sarebbe stato fornito dalla Fabbrica del Duomo. Il contratto prevedeva due anni di tempo per consegnare la statua finita, ed un compenso per l'artista.
Michelangelo ai tempi era già uno scultore affermato (nato nel 1475, aveva ben 26 anni), ma la commissione dovette apparirgli tutt'altro che semplice.
Il grosso blocco di marmo (circa 410 cm di lunghezza) era già stato sbozzato da due valenti scultori una quarantina d'anni prima, e giaceva abbandonato nei magazzini dell'Opera del Duomo. Gli scultori che vi avevano lavorato lo avevano probabilmente abbandonato a causa della scarsa qualità del marmo, caratterizzato da diffuse cavità ("tarli" del marmo) e venature (zone di transizione più facilmente soggette a rottura). Inutile dedicare del tempo ad un'opera destinata a rompersi sotto i colpi del martello.
Il blocco, per giunta, era già stato sbozzato a livello delle gambe. Le proporzioni erano quindi vincolate.
Michelangelo accettò comunque la sfida, ma probabilmente questa è la ragione delle proporzioni generali del David.

Un ulteriore indizio interessante è stato rinvenuto nel corso dei lavori di restauro condotti negli anni novanta. 
Sulla sommità della statua è stata rinvenuta, nascosta dalle volute della chioma, la "scorza vecchia" (la superficie del blocco originario, come trasportato dalla cava), indizio del fatto che Michelangelo ha colto fino all'ultimo millimetro le possibilità offerte dal blocco che gli era stato assegnato,
E se consideriamo che la figura in parte era già stata sbozzata da altri scultori, è probabile che Michelangelo abbia fatto del suo meglio per rendere la figura di David, pur conscio del difetto di proporzioni.

Un'ultima curiosità. Il David è mancino: tiene la frombola con la sinistra. Difficile dire se la posa derivi da esigenze realizzative (il blocco di marmo era già stato sbozzato in precedenza), o se sia una scelta dell'artista. Però pare che anche Michelangelo fosse mancino.
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Si dice che ogni opera sia una confessione dell'artista.
Credo che anche questa non faccia eccezione.
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Il Lacoonte, di Michelangelo

1/12/2018

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E' un'ipotesi che ultimamente viene assi discussa.
Personalmente la trovo molto intrigante, e verosimile.

Il Lacoonte fu rinvenuto casualmente in una voragine creatasi all'improvviso nel terreno di una vigna fuori Roma nel 1506, in un terreno privato.
Casualmente, si trovava in quei giorni a Roma il giovane Michelangelo, che subito accorse al rinvenimento.
La scoperta suscitò scalpore, perché lo stesso Plinio aveva decantato quest'opera, ai tempi data per dispersa.
Vi sono numerose affinità tra il Lacoonte e le sculture di Michelangelo (sia per composizione, che per raffigurazione), e poche affinità tra il canone ellenistico e quest'opera. Ma soprattutto, vi sono molti indizi ed incongruenze che oggi siamo in grado di apprezzare, che lasciano propendere per questa ipotesi. Non ultimo il rinvenimento nel 1905 di un pezzo mancante, corrispondente proprio al bozzetto "suggerito" (ma non troppo) da Michelangelo per il completamento del gruppo scultoreo.
E poi, l'opera non fu pagata per il prezzo inizialmente concordato.. ed uno dei prigioni presenta analogie impressionanti con la posa del Lacoonte.
Insomma, si potrebbe scriverne un romanzo...
Ne ha scritto bene Alberto Cottignoli. Qui trovate un rimando al suo sito web.

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Il Lacoonte "integrato" dopo il rinvenimento (calco, con braccio disteso), ed il Lacoonte completato del pezzo mancante (rinvenuto nel 1905, con braccio piegato).
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