FRANCESCO ZAVATTARO ARDIZZI
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A proposito di scultura

Aforismi, articoli e curiosità

Recensioni

3/17/2023

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Gian Giorgio Massara
06/11/2022

E' in corso a palazzo Lucerna di Rorà a Benevagienna la mostra dei Soci del Circolo degli Artisti di Torino.
Francesco ZAVATTARO ARDIZZI è presente con l'opera Goose (2018) in resina policroma. Il critico Angelo Mistrangelo così commenta la scultura: "armonia del modellato che s'inserisce nello spazio, animandolo".
Abbiamo incontrato o presentato l'artista in occasione di mostre: Segno, forma, colore (APA), lo studio di Roberto Demarchi, la Promotrice delle Belle Arti.
Francesco è uno scultore serio e convinto che ha frequentato il Politecnico di Torino e che affronta il tema della pittura realizzando acquerelli e opere su tela.
Solamente nell'anno 2016 inizia a modellare opere in terracotta; ne sia esempio in bel Volto femminile (2017). Nel medesimo anno cade l'immediato Ritratto maschile dall'abbozzato sorriso. Seguono numerose esposizioni, da Rovereto a Rivarolo (Casa Toesca), Montechiari e Genova-Fiere; in ogni caso Francesco Zavattaro realizza opere persuasive, evocanti il passato (Baigneuse) oppure colte nella realtà presente (Divers, Le Choix).
Con meditazione questo scultore modella e realizza opere di piccole dimensioni in parallelo ai fogli dipinti a china e acquerello.


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https://artesenzaregole.weebly.com/friends/uno-scultore-fra-torino-e-milano
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Ipse dixit...

3/14/2023

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​"Art is not for anybody, and is - at the same time - for everybody"

Piet Mondrian (1872-1944)

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Ipse Dixit

10/31/2022

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"L'oggetto dell’arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità"

​Alberto Giacometti (1901-1966)
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Una scultura

10/29/2022

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UNA SCULTURA
 
Francesco Zavattaro Ardizzi, 2022


La realizzazione di una scultura si compone di molte fasi, e ciascuna fase presenta possibili rischi di fallimento o di deviazione dall'obiettivo iniziale.
 
All'inizio la scultura è solo un'idea, un'intuizione. Da schizzare rapidamente, e fissare sulla carta. E, questo, non tanto per evitare di dimenticarla, quanto per evitare di articolarla ulteriormente, deviando dall'idea originale.
Personalmente, questa fase mi accade soprattutto la mattina, mentre preparo il caffè. Quando capita, metto a fuoco l'idea, visualizzo l'immagine, e la appunto con una biro su di un foglietto, di quelli pronti all'uso per la lista della spesa.
Da questo primo appunto, visualizzo l'opera nello spazio, e la disegno ripetutamente, sempre usando questi foglietti, raffigurandola da vari punti di vista: di fronte, di lato, dall'alto, di tre quarti... In questa fase nascono varie versioni dell'idea primigenia.
 
Disegnando, ragiono sul sentimento che voglio esprimere, su quali elementi possono aiutare a renderlo al meglio. Ed al contempo comincio a definire le dimensioni principali, e ragiono sull'armatura per il sostegno del modellato, che sarà in argilla, pesante e deformabile.
Mi prefiguro anche come realizzare il calco, per poter ricavare dal modellato in argilla l'opera finita in bronzo, o resina.
E mi interrogo sulla finitura più appropriata, sulle zone di luce e di ombra, sulle parti che vorrei tenere lucide e su quelle opache, tratteggiandole in chiaro-scuro per visualizzare l'effetto che presenterebbe l'opera finita.
Giungo così ad alcuni bozzetti minuti, su pezzetti di carta volanti.
Uso dei pizzini, e non un quaderno, per sentirmi libero di sbagliare, di esplorare e stracciare, di rivedere e ripensare.
 
Quindi, se una delle varie ipotesi mi convince - a volte, l'idea esaurisce la sua spinta e tanto basta - la metto in bella.
La disegno su un piano assonometrico: fronte, lato, dall'alto.
Traccio le armature. Annoto a margine le fasi di realizzazione del calco.
Riporto quindi in quota le dimensioni principali: saranno utili per la realizzazione dell'armatura.
 
È questa una fase tecnica, dove le emozioni devono lasciare spazio alla ragione, la fantasia passa il testimone alla razionalità. Una scultura non realizzabile rimarrebbe un disegno, al più un bozzetto per un dipinto.
 
Fatto questo, comincia la realizzazione della scultura vera e propria: si entra nella terza dimensione, si passa al lavoro in atelier.
Appendo i disegni di studio sul cavalletto, lo osservo a lungo.
Preparo una tavola di lavoro, estraggo tubolari e bulloni, fascette e bobine di alluminio.
Visualizzo l'opera sul piano, imposto a spanne l'armatura di sostegno.
Controllo con il centimetro, aggiusto l'armatura affinché resti in sagoma.
Quindi prendo l'argilla, ed inizio a comporre la massa dell'opera.
 
In questa fase, se ti fai prendere la mano, corri il rischio di deviare dall'idea iniziale. A volte nasce qualcosa di nuovo, che vale la pena di tenere. Più spesso, se ti lasci trasportare dalla modellazione, scivoli fuori strada. L'idea perde di forza, la scultura perde di interesse. Quando mi accade, di solito perdo interesse anche nell'idea stessa. Quindi cerco sempre di fare molta attenzione in questa fase: mi sforzo di mantenere focalizzata l'idea iniziale.
 
Completata l'imbastitura della scultura, allora, certamente, posso (devo) anche concedermi delle variazioni sul tema: superfici e particolari possono essere accentuati e dettagliati, oppure rimossi ed appianati.
Qui si entra in una nuova fase cruciale: un artista deve capire quando deve terminare l'opera, quando fermarsi. Un eccesso di modellazione potrebbe distrarre l'osservatore, e rovinare l'effetto finale: potrebbe ricoprire e sotterrare - ancora una volta - l'idea iniziale.
In questa fase si consuma una lotta interiore, tra il desiderio di continuare, definire, perfezionare, e la coscienza di doversi fermare, per non perdere di vista l'idea iniziale. Non è possibile terminare un'opera: semplicemente, giunge un momento in cui occorre abbandonare l'opera.
Personalmente, per controllare questa fase, mi impongo di lavorare per pochi minuti al giorno. Il tempo aiuta, l'occhio si abitua e l'idea iniziale ha l'opportunità di tornare a fuoco.
 
Conclusa, quindi, questa fase creativa, si passa ad una nuova fase, puramente tecnica. Il passaggio è immediato, non è opportuno far attendere l'argilla. Potrebbe asciugarsi e ritirarsi, nel frattempo.
Dal modellato bisogna passare alla replica, tramite la realizzazione di un calco.
Si applica un primo strato di gomma siliconica, quindi un secondo ed un terzo, studiando accuratamente le forme dei conci per evitare zone in sottosquadro che impedirebbero l'apertura del calco (nel caso, irrimediabilmente da rifare). Quindi si riveste con gesso, garze e tubolari metallici per realizzare un controstampo che tenga in forma la gomma siliconica. Per ottenere, infine, uno stampo che consenta di replicare il modellato iniziale. Una fase che non lascia spazio all'emotività e distrazioni, da eseguire con freddezza ed attenzione.
 
Dal calco, si ricava quindi la replica. In cera, se va ricavato un bronzo. In gesso o resina, se l'opera finita è voluta in questi materiali.
Anche questa una fase tecnica, metodica. La sola parte emozionante è l'apertura dello stampo, al termine della formatura. Vi segue la cesellatura del pezzo, che normalmente presenta piccole imperfezioni e tratti da rifinire, e la preparazione della superficie per la successiva applicazione della patina.
 
La patina: una nuova fase creativa, pittorica. Realizzato il supporto, l'opera va vestita di luce e di ombre, riflessi ed opacità, che ne valorizzino materia e spirito.
E, di nuovo, sforzandosi di richiamare a mente l'idea iniziale, il sentimento che ha mosso tutta questa mole di lavoro.
 
E quindi, finalmente, l'Opera finita.
Emozione, fatta materia.
Idea, resa concreta forma nello spazio.
 
Molto lavoro, molto tempo si celano in una scultura.
Lo scultore oscilla, come un trapezista, tra la dimensione dell'emotività e quella della razionalità.
Lascia un trapezio in volo, per lanciarsi verso l'altro.
E ritorno - e di nuovo - ed ancora - concludendo con un grande volteggio finale: et voilà, Signore e Signori: l'Opera è compiuta!
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Ipse dixit

3/3/2022

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"Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile."
"la vita è breve, l'arte richiede tempo, l'occasione è fuggevole, l'esperimento incerto, il giudizio difficile".

​Questa la lettura completa, derivata dall'analoga massima greca, già postata in questo blog.
​In questo Ex Libris, l'autore ha voluto soffermarsi sui primi due periodi, per trarne un'ulteriore ispirazione, di conforto per ogni artista: "La vita è breve, l'arte perdura"
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Ipse Dixit

12/5/2021

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"La scultura [...] è la realizzazione di un “proprio” spazio dentro lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove. L’opera, quando trasforma il luogo in cui è posta, ha veramente una valenza testimoniale del proprio tempo, riesce ad improntare di sé un contesto, per arricchirlo di ulteriori stratificazioni di memoria."

Arnaldo Pomodoro, 2014
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Chi acquista una scultura?

11/17/2021

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Cosa spinge all'acquisto di una scultura? 🤔
Interessante analisi in questo articolo tratto da Artslife.com

... "La scultura e’ l’oggetto per definizione: un collezionista puo’ toccare, accarezzare, portare con se’ l’opera, spostarla da una scrivania a un comodino, a un tavolo, a una mensola in un giardino, a un caveau di una banca. La scultura appare come sicura, anche dal punto di vista conservativo – e’ relativamente difficile danneggiare un oggetto scultoreo. Le intemperie migliorano la patinatura nel corso degli anni, non la peggiorano.
Infine, l’opera scultorea e’ il risultato di una lotta quasi eroica tra l’artista e la materia. Il ferro e il bonzo vanno forgiati, domati con il fuoco, trattati con gli acidi… il collezionista che contempla e sa ‘suo’ un bronzo di Giacometti sente di accedere, attraverso questo bronzo, a una sfera mitica, altra, superiore – e desidera che parte del potere creativo, titanico dell’artista gli appartenga e lo renda altrettanto potente."

Giovanna Bertazzoni

​Qui l'articolo integrale:
​
https://artslife.com/2012/11/05/scultura-sempre-piu-richiesta-dice-bertazzoni-di-christies/
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Arte Deducibile

11/3/2021

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No, non è un nuovo genere di arte contemporanea. Quantomeno, non ancora…

Sei un libero professionista? Lo sapevi che l'acquisto di un'opera d'arte, sia per arredare e valorizzare l'immagine tuo studio, che come omaggio per i tuoi clienti, rientra tra le spese di rappresentanza dell’attività professionale, ed è quindi deducibile dal reddito ai fini del calcolo delle imposte?

Le spese di rappresentanza, e tra di queste le spese per l’acquisto di oggetti d’arte, possono infatti essere dedotte dai professionisti da reddito imponibile ai fini IRPEF fino al limite dell’1% dei compensi percepiti!

Articolo 54 Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR) (D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917), comma 5:

"Le spese di rappresentanza sono deducibili nei limiti dell'1 per cento dei compensi percepiti nel periodo di imposta. Sono comprese nelle spese di rappresentanza anche quelle sostenute per l'acquisto o l'importazione di oggetti di arte, di antiquariato o da collezione, anche se utilizzati come beni strumentali per l'esercizio dell'arte o della professione, nonché quelle sostenute per l'acquisto o l'importazione di beni destinati ad essere ceduti a titolo gratuito"
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Studio, 2019. China acquerellata, 32x24 cm.
Facciamo un esempio: sei un professionista, ed ha percepito compensi nell’anno per 50mila euro? Puoi dedurre fino a 500 euro dal reddito a base di imposta. In altri termini, a seconda dello scaglione di reddito, circa il 30% di questo importo lo risparmi in minori imposte da versare.
Tradotto “in soldoni”, per questo esempio il costo effettivo si ridurrebbe a circa 350 euro.

E questo sia che l’opera sia dedicata a valorizzare l’immagine del tuo studio, sia che sia destinata a divenire un omaggio per i tuoi migliori clienti.
Al posto del solito cestino natalizio di conserve ed insaccati, potrebbe essere una buona idea, no?

​Natale si avvicina…
Scegli il tuo artista, e commissionagli un’opera d’arte! È deducibile ;-)
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Studio, 2019. China acquerellata, 24x32 cm.
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Artisti e partita IVA

10/30/2021

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Questo post è un po’ anomalo, per contenuto, se confrontato con i precedenti. Non tratterò infatti di produzione scultorea o di capolavori della storia dell’arte, ma dell’inquadramento fiscale dell’attività artistica professionale.

Il punto è il seguente: 
- sei un artista?
- guadagni dalla vendita delle tue opere?
- sostieni dei costi per realizzare le tue opere?
Allora dovresti interrogarti se non sia necessario/utile aprire una partita IVA.

Potrebbe essere necessario, se hai deciso di “spingere sul mercato” la tua professionalità artistica, dando visibilità al tuo sito internet, facendo campagne pubblicitarie o promuovendo l’acquisto delle tue opere sul tuo sito. Diventa necessario anche se la vendita diventa non più solo occasionale, ma in qualche modo una fonte di reddito ricorrente. Non è un parametro significativo quanto guadagni da questa attività; per lo Stato, quel che conta è se diventa una fonte di reddito ordinaria, anche se variabile e non prevedibile.
 
Ma aprire una partita IVA potrebbe anche essere utile, se – come nel caso dell’arte scultorea – sostieni rilevanti spese con i fornitori (marmo, fonderia, etc..).
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Studio, 2019. China acquerellata, 25x35 cm.

Partiamo dal principio

Le attività artistiche “visive” (disegno, pittura, scultura, fotografia, etc…) sono inquadrate fiscalmente con codice ATECO 900309 “Altre creazioni artistiche e letterarie”, che recita, al primo punto: “attività di artisti individuali quali scultori, pittori, cartonisti, incisori, acquafortisti, aerografista eccetera”.
La ratio è semplice: se percepisci un reddito da un’attività, devi contribuire con le tasse alle spese dello Stato, e mettere da parte qualcosa per la previdenza sociale (in primis, la pensione).
Ok, ho semplificato, ma la sostanza è questa.
 
Tuttavia, nell’aprire la partita IVA “da artista”, con l’attuale ordinamento, si pone subito un bivio: apro una partita IVA con regime fiscale “forfettario”, o “semplificato”?
 
Anche se non è il mio campo (per formazione, sono ingegnere), proverò a riassumere in termini semplici la questione.
 
Per farla breve, “forfettario” implica una tassazione fissa, con un’aliquota molto agevolata (15% al di sotto di 65mila euro di reddito percepito annuo). Il regime “forfettario” nasce proprio col proposito di incentivare l’avvio di nuove attività.
Non è richiesta l’applicazione dell’IVA, il che consente una gestione più semplice sul piano fiscale, e permette all’artista di esporre sul mercato prezzi più competitivi rispetto agli artisti con partita IVA “semplificata”.
Per contro, il regime “forfettario” non consente di dedurre i costi sostenuti per produrre il bene artistico dal reddito percepito. I costi sono infatti stabiliti in misura forfettaria in funzione del codice ATECO (attualmente, il 33% di quanto percepito come reddito).
 
Invece, nel regime “semplificato”, l’aliquota fiscale è sempre superiore al 15%. Il valore viene determinato per scaglioni di reddito, ed attualmente parte dal 23% (fino a 15mila euro), fino al 43% (oltre i 75mila euro). Se manteniamo come paragone i 65mila euro di riferimento del forfettario, l’aliquota media vale il 32,8%. È evidente quindi che di tasse “si paga di più” con il “semplificato”. Inoltre, con il regime “semplificato” occorre anche applicare l’IVA, il che rende meno competitivo il prezzo al cliente (o, visto al contrario, riduce l’utile a parità di prezzo esposto al cliente).

Oltre a questo, in entrambi i casi vanno messi in conto i costi della previdenza sociale (gestione separata Inps), attualmente fissata al 25,98% (24% se si è già provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria).
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Studio, 2020. Acquerello monocromo, 25x35 cm.
Ma allora conviene sempre il “forfettario”?
Se puoi, in genere, sì. Ma, con l’attuale normativa, non puoi accedere al regime “forfettario” se percepisci altri redditi da lavoro dipendente sopra i 30mila euro annui. Questo limite impedisce quindi l’accesso a questo regime “incentivante” a chi si avvicina alla produzione artistica già in età adulta, e magari ha già uno stipendio “maturo”. Di per sé sarebbe anche logico, visto che il “forfettario” nasce per incentivare nuove attività; però bisognerebbe quantomeno pareggiare i due limiti (65 mila di reddito forfettario sono più del doppio di 30mila di reddito dipendente).

Però, a ben vedere, ci sono alcuni vantaggi, per chi, come me, si dedica alla produzione scultorea.
Il regime IVA “semplificato” consente infatti di dedurre dal reddito percepito i costi sostenuti per l’attività, e nel caso delle sculture possono anche essere rilevanti: costi di fonderia, costi di acquisto di prodotti siliconici, attrezzature, marmi etc…
In altri termini, se i costi sono rilevanti, alla fine la pur maggiore aliquota fiscale si applica su un valore che può anche essere molto ridotto, soprattutto se si è in una fase di avvio dell’attività, e si rendono necessari degli acquisti rilevanti di attrezzature (forno, tornio, utensili…).
 
Inoltre, nel caso del regime “semplificato”, l’IVA può essere “compensata”: in altri termini, l'IVA non è un costo.
Quindi l’IVA pagata in fase di acquisto di un prodotto (esempio, una tela per realizzare un dipinto), può essere portata in detrazione dall’IVA che si è percepita dalla vendita di un’opera ad un cliente (ad esempio, per la vendita del dipinto). Allo Stato si verserà la differenza tra le due.

Un aspetto positivo, non sempre noto, è che l’artista che produce e vende personalmente le proprie opere d’arte, se sussistono certi requisiti, può applicare l’IVA nella misura ridotta del 10% (anziché il 22% ordinario). Il che può comportare, peraltro, una riduzione dell’IVA da portare a compensazione fino ad arrivare ad una situazione di "credito IVA".
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Studio, 2019. China acquerellata, 25x35 cm.

Iva ridotta al 10% per le opere d'arte

Mi soffermo sull’IVA al 10% perché è un tema poco conosciuto, e credo interessante.
Il riferimento normativo è un po’ articolato, ma è il seguente:
 
DPR 663/72 (Testo Unico IVA) - tabella A (Beni e servizi soggetti ad aliquota ridotta) - parte III (Beni e servizi soggetti all’aliquota del 10 per cento) - capo 127_SeptiesDecies:
 
127-septiesdecies) oggetti d’arte, di antiquariato, da collezione, importati; oggetti d’arte di cui alla lettera a) della tabella allegata al decreto-legge 23 febbraio 1995, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 marzo 1995, n. 85, ceduti dagli autori, dai loro eredi o legatari (numero aggiunto, con effetto 1° ottobre 1997 [15], dall’art. 1, comma 6, lettera b), n. 17), D.L. 29 settembre 1997, n. 328)
 
Andiamo dunque a vedere cosa prevede la lettera a) della tabella citata… (omissis tra parentesi quadre)
 
a) "Oggetti d'arte": 
- quadri "collages" e quadretti simili ("tableautins"), pitture e disegni, eseguiti interamente a mano dall'artista […]; 
- incisioni, stampe e litografie originali, precisamente gli esemplari ottenuti in numero limitato direttamente in nero o a colori da una o più matrici interamente lavorate a mano dall'artista, qualunque sia la tecnica o la materia usata, escluso qualsiasi procedimento meccanico e fotomeccanico […];
- opere originali dell'arte statuaria o dell'arte scultoria, di qualsiasi materia, purché' siano eseguite interamente dall'artista; fusioni di sculture a tiratura limitata   ad   otto   esemplari, controllata dall'artista […] 
- arazzi e tappeti murali eseguiti a mano da disegni originali forniti da artisti, a condizione che non ne esistano più di otto esemplari;
- esemplari unici di ceramica, interamente eseguiti dall'artista e firmati dal medesimo; 
- smalti su rame, interamente eseguiti a mano, nei limiti di otto esemplari numerati e recanti la firma dell'artista […]; 
- fotografie eseguite dell'artista, tirate da lui stesso o sotto il suo controllo, firmate e numerate nei limiti di trenta esemplari, di qualsiasi formato e supporto; 
 
Insomma, il requisito per godere dell’IVA agevolata al 10% è che l'opera venga venduta direttamente dall'artista, che sia stata completamente realizzata “a mano”, e che sia unica oppure in tiratura limitata (limite variabile, caso per caso). Se sussistono questi requisiti, si può applicare l’IVA nella misura ridotta del 10%.
 
Recentemente si è posto un tema per il caso delle repliche in serie di sculture realizzate con tecnica 3D. Un artista che realizzava opere in serie (da 50 a 200 pezzi), tramite modellazione digitale e stampa 3D, ha infatti posto un quesito all’Agenzia delle Entrate per sapere se questa casistica poteva godere dell’IVA al 10%. La risposta è stata negativa, per due fattori: non erano eseguite “totalmente a mano” dall’artista (modellazione digitale, stampa 3D), ma solamente rifinite a mano (stuccature e levigature finali, applicazione di colorazione); inoltre non erano in tiratura limitata (quantomeno, non ad otto esemplari come nel caso della fonderia). Per i dettagli basta cercare su internet la Risposta a interpello n 303 del 2 settembre 2020 dell’Agenzia delle Entrate.
 
Quindi al momento la digital-art non può godere dell’IVA ridotta al 10%. Personalmente trovo ineccepibile il secondo punto: se la serie non è limitata a pochi esemplari, diventa un prodotto di design e quindi deve arrivare sul mercato alle stesse condizioni fiscali.
Trovo invece “fuori dal tempo” il vincolo del “fatto a mano 100%” come elemento dirimente, visto che la tecnologia avanza. E del resto, una fonderia per fare un bronzo è indispensabile, ed infatti la norma ha previsto che anche in quel caso si possa ricorrere all’IVA agevolata, pur con la limitazione di otto esemplari.

Per concludere, queste le deduzioni che personalmente ne ho tratto, per le attività che personalmente pratico:
  • disegni e dipinti: sono per natura realizzarti in esemplare unico ed originale, quindi IVA 10%
  • sculture: se in esemplare originale, o se tiratura limitata a max 8 esemplari, IVA 10% (altrimenti 22%)
  • ceramiche: se in esemplare unico (realizzato e decorato dall’artista), IVA 10% (altrimenti 22%)

Un’ultima cosa… Lo sapevate che l’acquisto di opere d’arte, per un professionista, rientra tra le “spese di rappresentanza” deducibili ai fini IRPEF?
Interessante, vero?

Ma mi sono già dilungato troppo... Su di questo, faccio un post a parte ;-)
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Studio, 2019. Carboncino, 70x50 cm.
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Ipse Dixit

8/12/2021

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Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini, è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione. E questo grazie alle vostre mani...

​Paolo VI, 1965. Dal discorso pronunciato nell'udienza dedicata agli artisti.

​Medaglia opera di Giacomo Manzù, 1977
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Ipse Dixit

6/6/2021

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L'opera d'arte è un messaggio fondamentalmente ambiguo: una pluralità di significati che convivono in un solo significante.

​Umberto Eco
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Paratissima 2020

10/23/2020

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Frammenti, gusci, figure sospese
​Paratissima Art Station_Digital Program


Una chiacchierata sugli aspetti legati alla produzione scultorea tradizionale e contemporanea.
Intervengono: Francesco Zavattaro Ardizzi, Ado Brandimarte
Modera: Rosanna Accordino

23 Ottobre 2020
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Pietà Rondanini, l'ultimo gesto di Michelangelo

4/18/2020

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Pietà Rondanini, Castello Sforzesco, Milano.
​Questa scultura di Michelangelo resta, per me, una delle più misteriose opere del Maestro.
​La parte inferiore è praticamente finita, mentre quella superiore è appena abbozzata.
Il braccio destro del Cristo è finito sul lato anteriore, ma ancora improgionato nel marmo sul retro (così come era solito scolpire Michelangelo).
Tuttavia, la parte superiore del braccio è chiaramente disallineata dal busto. Inoltre, la porzione superiore del gruppo appare chiaramente sproporzionata rispetto alla parte inferiore, caratterizzata dalle lunghe gambe del Cristo.

Quest'opera è nota per essere l'ultimo lavoro su cui si è applicato Michelangelo, che vi lavorò fino a pochi giorni dalla morte (morì a 89 anni, un'età eccezionale per quei tempi).
​Michelangelo stava cercando di realizzare, già da alcuni anni, un'opera da far collocare sulla sua tomba.
​
​La mia personale opinione è che il gruppo sia stato "completato" da qualche zelante artista, od interessato mercante, ne tentativo di accrescere il valore dell'opera, già rotta.
Forse la ruppe lo stesso Michelangelo, insoddisfatto del lavoro per via di qualche difetto. O forse la ruppe quando si rese conto che non avrebbe completato l'opera in tempo, prima di morire.
Pietà Rondanini.
Castello Sforzesco, Milan (Italy).

This sculpture by Michelangelo Buonarroti is, to me, one of the most misteryous works of The Master.
The lower part of the marble block is almost finished, while the upper part is roughly unfinished.
The right arm of the Christ is finished on the front-side, and totally unworked on the back (in coherence with Michelangelo's working-way). However, the upper part of the arm is clearly unaligned to the bust.
Furthermore, the proportions of the upper part of the block are clearly wrong, if comparated with the length of the legs of the Christ.

This sculpture is recognized as the very last work of Michelangelo, who was attempting to make a sculpture for his own tomb.
Hystorians says that Michelangelo worked on this piece until the last days of his long life (he died 89 old, an exceptional age in those times).
My personal opinion is that some zelant artist (or interested merchant) tempted to finish this piece, in order to give more value to the statue.
Perhaps the sculpture has been broken by Michelangelo himself, unsatisfied of some defect of the work, or simply conscious of the impossibility to finish the work in time.

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Ipse Dixit

2/22/2020

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Ὁ βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρή, ὁ δὲ καιρὸς ὀξύς, ἡ δὲ πεῖρα σφαλερή, ἡ δὲ κρίσις χαλεπή

​La vita è breve, l'arte vasta, l'occasione fuggevole, l'esperimento incerto, il successo difficile.

​Ippocrate di Kos
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Come nasce un bassorilievo

10/15/2019

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Come si realizza un bassorilievo?
E, prima ancora, cos'è un "bassorilievo"?

Come suggerisce il termine, il bassorilievo è una scultura in rilievo, di poco aggettante rispetto al piano su cui è impostata.
Nasce come elemento decorativo per parti architettoniche esposte alle intemperie, in cui sarebbe impensabile esporre un dipinto. Se il rilievo è ridotto al minimo, si arriva all'arte della medaglia (monete, cammei); se le figure si staccano dal piano di sfondo, aggettando, si parla di altorilievo. L'altorilievo veniva impiegato nei templi greci per le decorazioni del timpano, perché la figura doveva risultare riconoscibile dalla distanza anche con una elevata angolazione. Il bassorilievo, infatti, aggetta molto poco, ed un punto di vista laterale fornisce un'immagine deformata, difficilmente riconoscibile. Il bassorilievo era invece spesso usato per i fregi della trabeazione, o per elementi decorativi posti ad altezza d'uomo.
Il bassorilievo fornisce un'illusione prospettica, una sorta di trompe-l'oeil della scultura. Non potendo ricorrere ai colori, ai toni chiari e scuri, la profondità e la prospettiva vengono ottenute ricorrendo alle variazioni tonali offerte dalla diversa riflessione della luce, modulando delicatamente la superficie in argilla.
Un efficace metodo per avvicinarsi al bassorilievo, è eseguire uno studio a carboncino del soggetto che si intende rappresentare, nella stessa scala che si intende impiegare per il bassorilievo.
Qui a margine ho riportato lo studio a carboncino della Sibilla Delfica, dipinta da Michelangelo nella volta della Cappella Sistina.
Il disegno a carboncino costringe infatti allo studio di luci ed ombre, senza poter ricorrere ai colori. Le gradazioni di chiari e scuri ci faranno da guida nella successiva modellazione dell'argilla.

Si procederà innanzitutto preparando una tavola di legno, possibilmente rugosa, fissandovi una tavoletta alla base, ed inserendo alcune "farfalle" a mezza altezza (piccole croci di legno legate col fil di ferro), così da evitare che il piano di argilla possa scivolare. Rivestiremo la tavola di argilla, di spessore di circa 2-3 cm, e la "tireremo" con l'aiuto di una stecca di legno, così da ottenere una superficie piana.
Predisporremo quindi un supporto a leggio sul trespolo girevole, così da poter regolare la tavola in posizione verticale.
Fissata la tavola sul leggio con l'aiuto di alcune morse, tracceremo la sagoma del nostro soggetto sul piano di argilla, verificando e comparando le misure con l'aiuto di un compasso.

​Posizioneremo quindi la luce in maniera che colpisca lateralmente la tavola. Così facendo, potremo apprezzare le variazioni di luminosità ottenibili variando minimamente l'inclinazione della superficie modellata.
Procederemo quindi modellando la sagoma della porzione più aggettante del soggetto raffigurato (nel caso in esame, il braccio anteriore sinistro della Sibilla). Stabilito l'aggetto di questo elemento (un paio di cm), dovremo raffigurare tutti gli altri elementi, collocandoli in piani compresi tra questo elemento ed il piano della tavola. Per farlo, dovremo studiare la sovrapposizione dei piani (il braccio, l'avambraccio, la spalla, il collo, i capelli; e risalendo verso il volto, il lembo sinistro del cappuccio, gli zigomi, la fronte ed il mento, il lembo destro del cappuccio, il naso naso).
Procederemo quindi confrontando lo studio a carboncino ed il modellato, cercando di ottenere lo stesso effetto in termini di luci ed ombre. È un lavoro lungo e difficile, ma di grande soddisfazione.
Il bassorilievo, se eseguito correttamente, è di grande effetto, proprio perché l'immagine appare all'improvviso, quando osservata frontalmente.
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Disponibile ora il Manuale di Scultura Modellata Figurativa !

9/3/2019

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Un manuale compatto, articolato in moduli di difficoltà progressiva, illustrato con più di sessanta foto ed immagini a colori.
Un testo pensato per accompagnare l’artista che intende esercitarsi nell’arte della scultura modellata di genere figurativo: dai primi rudimenti, alla tecnica di base, fino al ritratto ed alla figura.
Tecniche e metodi per imparare ad osservare e tradurre il modello nel modellato in argilla, ma anche indirizzi e strumenti per raccogliere referenze fotografiche, eseguire rilievi e determinare rapporti di scala, organizzare una seduta di posa con il modello, realizzare armature appropriate.
Ma non solo modellazione: il manuale espone con sequenze passo-passo come preparare la scultura alla cottura, realizzare calchi in gomma siliconica, repliche in gesso, patine protettive e di finitura.
Ed ancora, gli accorgimenti per eseguire i controlli di fonderia, identificare l’opera, e redigere un certificato di autenticità a regola d’arte.
Un testo utile all’esordiente come allo scultore già avviato, per mantenersi aggiornato allo stato dell’arte della tecnica scultorea modellata.

Il manuale è il frutto di un lavoro di studio, sperimentazione e formazione che ha abbracciato l'intero arco formativo dell'autore, dagli studi classici a quelli ingegneristici, organizzativi ed artistici.
Disponibile su Amazon.it in formato digitale (Kindle) e cartaceo!

Qui acquistabile il libro cartaceo (ISBN 9781689609852): 144 pagine, formato 15x23 cm.
Qui acquistabile il formato Kindle (ASIN B07X87Q17B).
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Ipse dixit

6/13/2019

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"L'arte non è uno specchio per riflettere la realtà, ma un martello con cui darle forma."
Bertold Brecht

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Igor Mitoraj, Valle dei Templi di Agrigento, 2011
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Ipse dixit

6/11/2019

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'Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima'
​

George Bernard Shaw
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Ritratto di George Bernard Shaw, c.a. 1908. Paolo Troubetzkoy, 1866-1938.
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Al via le iscrizioni ai corsi di scultura modellata !!!

5/22/2019

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Sono aperte le preadesioni ai corsi di scultura figurativa!

Le lezioni saranno tenute a partire da Ottobre 2019, raggiunto il numero minimo di adesioni, il sabato mattina dalle 9:30 alle 12:30 a Torino.
Il corso sarà articolato in moduli didattici, di difficoltà progressiva. Per l'accesso ai moduli avanzati è raccomandato il possesso delle competenze di base. I moduli verranno attivati raggiunto un numero minimo di adesioni confermate (minimo 4 ), e le classi saranno composte da non più di 8 corsisti.

Articolazione del corso:
·      Modulo A :       avvicinamento alla scultura modellata
·      Modulo B:         corso base di scultura figurativa modellata
·      Modulo C1:      corso avanzato di modellazione - il ritratto
·      Modulo C2:      corso avanzato di modellazione - la figura
·      Modulo D:        realizzazione del calco dal modello e replica in gesso
·      Modulo E:         patinatura

Info, programmi e costi alla pagina dedicata del sito:

https://fza-sculture.weebly.com/corsi.html
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Camille Claudel

4/30/2019

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Ritratto di Camille Claudel con cappuccio, gesso.
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Ritratto di Camille Claudel, marmo.
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Composizione con volto di Camille e mani portate alla bocca. Gesso.
Camille Claudel fu allieva, modella, amante e musa di Rodin.
Nelle foto a margine, in ordine di esecuzione, il ritratto della giovane Camille (copia in gesso da modello in argilla), una copia in marmo eseguita da uno dei numerosi collaboratori con busto e braccia "imprigionate" nel blocco di marmo, ed infine una composizione eseguita da Rodin in tarda età, in cui al giovane volto di Camille sono accostate due mani sottili e rugose, portate alla bocca.
L'influenza di Camille su Rodin fu eccezionale, sia per via della carica passionale che introdusse nell'atelier, sia per la incredibile capacità scultorea, molto più "moderna" ed impressionista di quanto non fosse quella del suo maestro (basta guardare ai numerosi busti-ritratti di Rodin ante-Camille per notare la differenza).
Rodin ricevette molto da Camille, ma non fu in grado di restituirle il dono ricevuto. Già impegnato affettivamente, forse spaventato dall'indole incostante di Camille, non potè ricambiare il suo amore. Camille si allontanò da Rodin, viaggiò e tentò una propria carriera artistica, ma restò sempre all'ombra di Rodin.
Nelle opere di Rodin si può leggere un forte senso di colpa per la condizione di Camille. Lo stesso "pensatore", figura principale della "porta dell'inferno" (opera distrutta da Rodin alla vigilia della sua esposizione al pubblico), raffigura un uomo robusto e vigoroso, e tuttavia chiuso su sè stesso, incapace di prendere una decisione.
​Le tre sculture a margine ben esprimono la condizione della povera Camille: impossibilitata ad esprimere la propria arte ed isolata dal mondo, Camille trascorse gli ultimi trenta anni della propria vita in un sanatorio mentale.
Alla sua morte, Rodin volle che nel proprio museo, donato in lascito alla Francia, venissero raccolte anche le opere di Camille.
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Medardo Rosso, l'Impressionismo in scultura

3/13/2019

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'Come la pittura, anche la scultura ha la possibilità di vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per via di sbattimenti d'ombre e di luci, più o meno violenti, d'imprigionarsi misteriosamente in colori caldi e freddi - quantunque la materia ne sia monocroma.'

Medardo Rosso

Medardo Rosso (1858-1928) fu il principale esponente dell'impressionismo in scultura. Nato a Torino, visse e lavorò a Parigi, dove venne a contatto con il movimento impressionista.
Influenze dell'Impressionismo in scultura si trovano anche nelle opere di Degas, Renoir, Rodin e Bourdelle. Nessuno di questi fu però in grado di sviluppare una propria declinazione della corrente impressionista come Medardo Rosso.

Sua peculiarità, l'uso di cera applicata su sagome in gesso per rendere un effetto vibrante, morbido e dai contorni indefiniti. Questa tecnica risultò particolarmente efficace nella resa dei contrasti tra luci ed ombre, opacità e trasparenza. Il materiale ideale per un artista impressionista.
Tuttavia, la cera è un materiale instabile, facilmente deteriorabile nel tempo. Molto contemporaneo, in tal senso (alla Biennale di Venezia l'artista Roberto Cuoghi ha esposto delle sculture in materiale organico, simile ad un impasto per il pane, volutamente degradabili), ma forse non il massimo per un collezionista attento anche alla conservazione dell'opera nel tempo.
Per questa ragione le opere di Medardo Rosso in "cera su gesso" sono oggi conservate in teche di cristallo.
Per Medardo Rosso, probabilmente questa tecnica presentava anche un vantaggio economico, dal momento che gli consentiva di realizzare "in proprio" repliche delle sue opere a basso costo, senza dover incorrere nei costi di fonderia.

Una magnifica collezione di sue opere è conservata presso la GAM di Milano. Tra i suoi soggetti preferiti, i volti dei bambini.
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Ipse dixit

2/21/2019

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"Per me la bellezza femminile, come quella virile o dei fanciulli, è sempre come la bellezza dell’intera creazione, un’emanazione della bellezza assoluta, divina."
​
Francesco Messina (1900-1995)
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L'estate (Fabrizia), 1979.
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Ipse dixit

2/20/2019

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“L’arte è l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice.”
Albert Einstein
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Alberto Giacometti, Uomo che cammina, 1960.
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Ipse dixit

11/29/2018

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"A sculptor is a person who is interested in the shape of things, a poet in words, a musician by sounds"

​Henry Moore
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L'arte figurativa contemporanea

11/27/2018

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Claudia Fontes, "The horse problem". Biennale Venezia 2017 - padiglione Argentina.
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Ron Mueck, "Boy"
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Charles Ray, "Ragazzo con rana". Punta della Dogana, 2009-2013.
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Carole Feuerman, "The midpoint", Biennale di Venezia, 2017.
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Bruno Walpoth, "Tra le mie dita", 2012.
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Eudald De Juana Gorriz, "The awakening of consciousness". Museu Europeu d'Art Modern, 2017.
Non sarà sfuggito ai più attenti osservatori del panorama artistico il diffuso, rinnovato interesse per l'arte figurativa, intesa come arte rappresentativa di soggetti reali o di fantasia, in forma più o meno realistica o stilizzata, storicamente in contrapposizione con l'arte astratta e concettuale.
Certamente non si tratta di un'inversione di tendenza, ma il fenomeno è in atto, e non manifesta segni di cedimento.
Una delle ragioni di questo rinnovato interesse per l'arte figurativa può essere ricercata nella migliore facilità comunicativa dell'opera: se il soggetto raffigurato è riconoscibile, è più facile per l'osservatore formulare una propria valutazione estetica del pezzo. Se il sentimento espresso è manifesto, sarà più facile poter entrare in empatia con l'opera d'arte. In altri termini, l'opera piace perché comprensibile, e non perché suggerita da altri.
Una seconda ragione, legata alla prima e credo oggi più che mai emergente, è una certa assuefazione all'arte astratta e concettuale, sempre più sovente realizzata con poco sforzo e scarsa fantasia. Non senza ragione, in molti hanno cominciato a sospettare delle proposte artistiche delle gallerie, impegnate a fornire una giustificazione ad opere che in tutta evidenza non avevano richiesto alcun particolare impegno realizzativo, o che presentavano per l'ennesima volta lo stesso soggetto senza alcuna variazione di rilievo.

Con ciò non intendo dire che l'arte astratta non abbia una sua ragione d'essere; esistono naturalmente artisti capaci, che con l'astrattismo riescono ad esprimere concetti profondi e suscitare emozioni ed interrogativi nell'osservatore. Tuttavia, in ragione di una presunta opposizione all'Accademia ed al classicismo, estesa senza distinzione all'arte figurativa in sé, per lungo tempo gli artisti dediti al figurativo hanno subito una forma di ostracismo da parte dell'intellighenzia artistica, così che, col tempo, al termine "contemporaneo" si è di fatto associato unicamente il genere astratto o concettuale.
Solo recentemente, finalmente, si è tornati a comprendere che anche con l'arte figurativa è possibile fare arte "contemporanea": contemporaneo nel senso di attuale, contingente. Un'opera d'arte, per essere tale, deve poter suscitare non solo emozioni, ma possibilmente far emergere interrogativi in chi la osserva. L'arte, se è tale, è sempre contemporanea. Tematiche contingenti come i flussi migratori, il cambiamento climatico, la dignità della donna, l'isolamento dell'uomo "socialmente connesso", possono essere espressi meravigliosamente con l'arte figurativa: basta esserne capaci.

Questo genere contemporaneo, anche detto "Contemporary Fine Art", ha trovato una sua felice collocazione nel museo d'arte contemporanea figurativa di Barcellona, il MEAM - Museu Europeu d'Art Modern. Inaugurato nel 2011, costituisce oggi un vero faro per gli artisti che amano questa forma d'arte applicata all'arte contemporanea. Le ragioni fondative di questo incredibile museo sono ben espresse nel suo Manifesto, di cui cito un estratto:

Questa nuova espressione richiede [...] un’arte diretta, espressiva, completa, assoluta, reale, comprensibile e fantastica, capace di generare illusioni e di risvegliare ammirazioni in tutti gli spettatori che, in questo modo, potranno riappacificarsi con l’arte del proprio tempo e sognare illusioni ad oggi completamente dimenticate. 
Pertanto, l’arte deve essere assimilabile dallo spettatore, deve essere capace di comunicare con lui, di creargli illusioni, di risvegliare ammirazione, di aprire il cassetto dei sogni. L’arte deve essere diretta all’uomo comune, non all’erudito o allo specialista. L’arte deve parlare il linguaggio del popolo, non degli accademici. 

L’intellettuale può scrivere interessanti saggi riguardo l’essenza dell’arte, ma l’artista non vive di quei saggi. Gli accademici possono applaudire artisti già consacrati, ma questo non gli garantisce di riuscire a sopravvivere al proprio tempo. L’unico significato dell’arte è la capacità di stabilire un contatto con la gente, di raggiungere le persone di quel periodo storico, di arrivare alla sensibilità di uno spettatore medio e sedurlo. La cosa certa é che per fare ciò non servono titoli, né diplomi. È sufficiente saper creare. 

Il resto dell'articolo è leggibile al seguente link:
https://www.meam.es/it/about/

#meam #museueurpeudartmodern #contemporaryfineart #scultpure #artefigurativacontemporanea
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